Giovanni Cavazzon
Sbatecolât

Con il patrocinio di:
Regione Friuli Venezia Giulia
Comune di Udine
Provincia di Udine
Friuli Venezia Giulia - ospiti di gente unica
Club UNESCO di Udine
Camera di Commercio di Udine


Promotori:
Associazione Culturale Liciniana

Federazione Italiana degli Artisti


di Anna Pascolo

Molteplicità di tecniche e di soluzioni.

Senza mai ripetersi, rimane sempre riconoscibile per la preziosità del segno e per il colore efficace e raffinato.

E' la pittura di Giovanni Cavazzon, il quale ha dedicato al Friuli, la terra in cui vive da oltre quarant'anni, una consistente serie di opere. Attraverso di esse, il maestro ci dimostra come la pittura possa (e debba) sposare diverse tecniche e adattarsi al soggetto rappresentato, perché anche uno stesso soggetto è e rimane unico ed irripetibile ad ogni singolo sguardo: in altre parole, Cavazzon ritiene che la molteplicità dell'esperienza possa (e debba) esprimersi con la varietà del metodo.

Nel suo percorso passiamo quindi dal Fregio del Duomo di Tarvisio alla Terrazza a mare di Lignano, percorrendo il Tagliamento, il Torre, il Cormor ed il Natisone, dalle acque assolate e vitali, talvolta dirette dalla mano dell'uomo.

Di Palmanova ci descrive la specificità dei Muri seminascosti dalla vegetazione e la luce che si vive in Piazza Grande, dove ha chiamato Santa Giustina e San Marco per partecipare ai riflessi della pietra bianca.

Gemona è simboleggiata da una interpretazione del San Cristoforo, per il quale ha predisposto un tappeto rosso.

Attento a ciò che accade intorno a lui, Cavazzon ha fermato le immagini delle Porte di Via Villalta (Udine) un attimo prima del momento in cui – dopo un lungo abbandono – le abitazioni venivano ristrutturate. Queste porte sono di fatto dei ritratti. Come le rughe di un volto dicono del vissuto di una persona, così i dettagli, il numero civico, le finestre rotte dicono della vita trascorsa dentro quella casa: di chi vi ha gioito e sofferto, di chi vi è nato, di chi vi è morto e tanto altro ancora. Esemplare è il Battente: davanti a questa raffigurazione Cavazzon ha inserito i calcinacci rovinati a terra insieme al campanello elettrico che ne aveva sostituito la funzione. Il quadro diviene oggetto tridimensionale: la scansione dei due tempi passati porta – come precisa conseguenza – al presente dell'osservatore e a una riflessione sul futuro.

I panni che un tempo erano stesi e che ora sono divenuti dei cenci informi, abbandonati come sono alla Finestra di una casa resa inagibile dal terremoto, testimoniano la terribile tragedia del '76.

Quadri come Muri, Cancello e Nostalgia ci raccontano della nostra quotidianità, mentre i Girasoli che illuminano le campagne friulane sono eletti a simbolo del ciclo vitale e sono rappresentati quando, chinato il capo, lasciano cadere i loro semi. Le opere dedicate alle Zucche e all'Uva rispecchiano altri elementi caratteristici del Friuli, sia del paesaggio che della laboriosità, manifestata anche nei Torsi e nelle Baccanti riprese mentre raccolgono i preziosi frutti.

Paliodonna, realizzato per una competizione sportiva svoltasi a Udine, con una tiepolesca vittoria cita il grande patrimonio culturale di questa terra; Paliomare descrive l'energia vitale della natura nel galoppo di un cavallo bianco.

Il Friuli è una terra fortunata che offre quasi tutto si possa desiderare. Offre anche magia: osservando La torre di Coia la mente non può che farci ricordare leggende e fiabe di antichi castellani.

Straordinariamente, questo itinerario interiore che Cavazzon ha dedicato al Friuli non si esaurisce qui, ma continua tra le numerose case che contengono un ritratto, dove ogni sguardo racconta un personaggio e ogni accessorio dice di una vita unica ed irripetibile.




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