Giovanni Cavazzon
Ritratti

Lo sdoppiamento del ditirambo, che darà vita alla prima forma di dialogo, consente a Dionisio di diventare PERSONAGGIO.
Con il Personaggio nasce la rappresentazione di una storia. “… Alla Tragedia l’alto compito di celebrare…” “… Alla Commedia l’arduo percorso demistificatore tra i meandri della contemporaneità…”. Aristotele o Platone, e comunque l’Arte Drammatica, sanciscono nel tempo la storia della società, nel bene e nel male.
Il giovanile contatto con la scenografia ha suscitato in me il desiderio di non incorniciare il Personaggio con il boccascena, separandolo dal pubblico, bensì di farlo diventare presentatore e, al tempo stesso, fruitore della vicenda.
Credo che il ritratto sia la categoria pittorica meno casuale: si esprime con segni molto complessi, non sempre facili da decifrare; “…infatti si dice che un buon ritratto di una persona sia anche il ritratto di una società.” Questa affermazione del mio amico pittore Pasotti (“Il Reporter”, n.2, Milano, 1976) mi trova perfettamente concorde. Ho sempre creduto che ritrarre una persona voglia dire presentarla in modo da farla riconoscere a chi è già nota, e soprattutto farla riconoscere a se stessa intimamente ed in modo globale.
In tutta la mia opera mi sono sempre proposto di rappresentare determinati aspetti della nostra realtà sociale. Ho tralasciato gli atteggiamenti gestuali della pittura contemporanea per rivisitare alcuni elementi espressivi classici usati nel recente passato, allargando così gli orizzonti della mia pittura narrativa.
Giovanni Cavazzon



Autoritratto
matita su carta, cm.70x50 (1972)


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