Giovanni Cavazzon
Testi critici

ENZO SANTESE
Architettura Sacra nella città fortezza di Palmanova

Giovanni Cavazzon sfuma la sua immagine ricercando nella fuga di rilievi e nel gioco di luminosità la fisionomia del Duomo e imprime all’opera il dato di una pittura piena, dove il colore sistema la realtà in un perimetro di sacralità intenso. La fisicità dell’oggetto si scarnifica nella leggerezza del segno che, a tratti, lo definisce per allusione. In tal modo San Marco e Santa Giustina esprimono battiti di emozione mistica, anche grazie al miracolo della luce che suggerisce all’artista di eleggere la pietra d’Istria a fonte primaria di esaltazione delle strutture.


ENZO SANTESE
Nord Est: artisti a confronto


La pittura di Giovanni Cavazzon è strettamente connessa a una matrice di classicità che emerge in una figurazione, dove la donna odierna e quella del mito si sovrappongono in un'allusività densa di risvolti significanti. L'artista percorre il contorno concettuale della bellezza contestualizzando la figura femminile in un ambito di pura rarefazione. Il disegno è disciplina portante dell'evento, dove il colore, solitamente condotto a rendere l'impalpabilità dei carnati, si deposita dando leggero slancio alle rotondità volumetriche. Sono forme che oscillano fra il dissolvimento e la rigenerazione, come stessero ad attestare, con quei volti acerbi, una sorta di innocenza perduta. La simbologia del volo, unita alla voluttà delle posture, parla di sentimenti che nell'afflato del cuore non sottacciono critiche puntuali a riconoscibili svolgimenti dell'attualità. Basti considerare le due installazioni in cui le presenze sono contornate da un perimetro ligneo che rimanda alla cassa d'imballaggio: il nesso è con il destino di movimento delle opere d'arte, inserite in un programma continuo di fruizione da un capo all'altro del globo, che le fa diventare "oggetti di consumo". Elemento di congiunzione tra realtà e sogno, l'arte di Cavazzon sa proiettare l'osservatore in una dimensione onirica senza cancellare i tratti della fisicità, anzi isolandola in un contesto di piena focalizzazione analitica: cromie tenui, accese al limite del monocromo, emulsioni leggere in morbidi chiaroscuri mentre gli incarnati si fissano in una sequenza che investe di luce il soggetto ritratto. E il rosso corallo avvolge talora la figura in un involucro di morbida tensione acquerellata, lasciando fluire il segno verso una definizione che si spegne in un'intensificazione di luminosità.


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