Giovanni Cavazzon
Altre Veneri

Forse ci può aiutare a saperne di più sulla donna il coglierne il percorso biologico esistenziale che troviamo ne L’Estate e L’Inverno di Venus, due opere in tecnica mista, acrilico ed olio, raffiguranti il primo un corpo nudo di una giovane nel suo massimo splendore erotico-procreativo ed il secondo il corpo nudo di una vecchia, ora proteso a divenire. Sono due grandi tavole dove il piacere del dipingere dell’espressività pittorica prevale su ogni altra considerazione. Il pittore s’abbandona al flusso delle emozioni, il corpo della donna si fa natura, prende i colori della terra, delle stagioni, si empie della breve felicità di ogni essere vivente, ne coglie con commozione i segni ineluttabili della fine del flusso della vita, che è destino comune all’uomo e alla donna. Perché la donna è anche nostra sorella, madre, figlia, vive con noi, dentro di noi, tutti facendo parte di uno stesso cosmo, di una stessa corporeità che fluisce nel tempo. Venus, dunque, è un corpo d’amare, che ci appartiene, come ne La creazione di Venus.
Giorgio Belledi, da “Intorno a Venus”






Primavera
acrilico, carta incollata a tavola
cm.140x70 (2005)
collezione privata

Estate
acrilico, carta incollata a tavola
cm.140x70 (2003)
collezione privata

Autunno
acrilico, carta incollata a tavola
cm.140x70 (2005)
collezione privata

Inverno
acrilico, carta incollata a tavola
cm.140x70 (2003)
collezione privata


C’è uno sdoppiamento della personalità in cui è abbandonata la tradizionale impostazione su un unico piano e viene messa in contrapposizione la donna reale, animata, vigorosamente materica, con il tepore del corpo pulsante dell’armonia fluida della carne, e la donna diafana, statica, immota, irreale e sfuggente come il sogno, immateriale, come foggiata in una rosea nebbia.
Tramite il contrasto l’artista affronta l’analisi antitetica tra due età metaforicamente nominate: l’Estate e l’Inverno. I quadri sono sezionati da fasce di colori dominanti e significativi che costituiscono lo sfondo per due immagini emblematiche: la giovinezza con il cielo giallo come un sole sciolto, il corpo in estasi, travolto dalla passione, ammantato in una luce che spiraleggia infiammando tutto intorno, le cosce che riposano sul bianco del lenzuolo e le gambe che si perdono come le radici nella terra sono il simbolo del continuo rigenerarsi della vita. Mentre l’anziana è raffigurata con una prevalenza di colore biancastro, piegata, come se avesse paura di alzarsi e trovare sopra un cielo scuro che la aspetta, o per serbare le forze che le mancano; è scialba con la pelle raggrinzita, i capelli come lacci svigoriti; i seni pendono svuotati del miele della vita, la faccia stanca con il naso spigoloso, la bocca stretta in una linea amara; solo negli occhi brilla ancora un ultimo sguardo ironico verso ciò che diventa passato, una volta stemperata la fatica di vivere.
Victoria Dragone, da “Giovanni Cavazzon. Il messaggio sacro dell’arte”


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