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MARCO
MENATO
Direttore della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia
per
"Inchiostro e pennino"
Quando
osservo i disegni di Giovanni Cavazzon mi domando come da una
mano, anatomicamente uguale ad altre, possano uscire dei segni
così significativi e superlativi. Nella pittura ad olio, per
esempio, errori e incertezze possono essere nascosti e corretti
con abbastanza facilità e mestiere; nel disegno su carta tutto
questo è impossibile, l'artista non può sbagliare e il dialogo
con la materia è costante e visibile, l'osservatore quasi entra
nel delicato garbuglio dei segni e partecipa della gioia creativa
dell'artista.
L'eccezionale perizia che Giovanni Cavazzon
pone nel ritratto e in particolare nella costruzione della figura
femminile è nota e la mostra offre una larga messe di queste
prove: viene quasi voglia di accarezzare queste figure, di
sentirle sussurrare "grazie", di immaginarle nella vita
cotidiana, anche al nostro fianco, silenziose e volubili
presenze.
La mostra è inserita in un percorso che si snoda
all'interno delle biblioteche italiane: nell'ottobre 2015 è
partita dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la
maggiore biblioteca italiana, e giunge ora a Gorizia, vicino a
quel Friuli che molti anni fa accolse Giovanni Cavazzon da Luino
(paese natale anche di Piero Chiara, che anche lui da queste parti
passò per motivi lavorativi). Le biblioteche, negli ultimi anni,
hanno subito così consistenti tagli nel loro già magri bilanci,
che ne è stata forse per la prima volta messa in discussione la
stessa esistenza e significato nei confronti di un futuro
illusoriamente digitale e a portata di click.
La
prodigiosa inventiva di Giovanni Cavazzon ci insegna ancora una
volta che la presenza umana non potrà mai essere soppiantata
dagli apparati tecnologici, così come le biblioteche
continueranno ad accompagnare gli uomini nel loro cammino verso la
conoscenza.
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