CAMILLE
CLAUDEL
Tutti vinti, Camille,
gli alabastri
i
tetragoni gli adamantini
i brulli
tutte le invane
fibre
le ciprie aspre
tutti tutti vinti
da noi
sole
a cimento
per quanto saporito è il ridere
con
queste braccia
e queste reni
colpendo
imprimendo
smoccolando
e
lacrimando
strane
Eccole,
posteri,
entusiaste
teneramente mortali
le nostre
forme estratte
Ma
questa pietra senza peso
non si
plasma
è inscalfibile
questo monolito
muta trama
in sottraendi
sortilegio
senza corpo
senza nome
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CAMILLE
CLAUDEL (1864 - 1953) – Sulla triste storia di Camille, sorella
del poeta Paul Claudel ed allieva-amante dello scultore Rodin,
ultimamente si è scritto molto. Dagli scritti e dalla vicenda
biografica sono strati tratti un film (con Isabelle Adjani) ed
alcune pièces teatrali. Il personaggio, indubbiamente
affascinante ed emblematico, sceglie la virile arte della scultura
quando scolpire la pietra non sembrava attività adatta alle
signorine, intente piuttosto a ricamare e a dipingere delicati
acquarelli. L’amore di Camille per il grande Rodin, durato dieci
anni, fu vissuto in modo conflittuale poiché l’originale forza
creativa andava in lei di pari passo con l’impeto amoroso, fatto
alla lunga non gradito a Rodin che l’avrebbe preferita
sottomessa discepola adorante. Conflittuale fu anche il rapporto
con l’amato fratello Paul, gloria della letteratura francese,
timoroso che le bizzarrie della sorella potessero offuscare la sua
fama di grande poeta cattolico. Presto fu internata in un
manicomio in cui sopravvisse per trent’anni in una lenta
soffocazione affettiva. Aveva saputo scolpire la pietra ma non
scalfire l’immateriale cardine del mondo maschile. Giorgio
Belledi
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