Giovanni Cavazzon
Sorelle mie - P.P.S Editrice – Parma, 1995

CAMILLE CLAUDEL

Tutti vinti, Camille,
gli alabastri
i tetragoni gli adamantini
i brulli
tutte le invane fibre
le ciprie aspre
tutti tutti vinti
da noi sole
a cimento
per quanto saporito è il ridere
con queste braccia
e queste reni colpendo
imprimendo
smoccolando
e lacrimando
strane
Eccole, posteri,
entusiaste
teneramente mortali
le nostre forme estratte
Ma
questa pietra senza peso
non si plasma
è inscalfibile
questo monolito
muta trama in sottraendi
sortilegio
senza corpo
senza nome




CAMILLE CLAUDEL (1864 - 1953) – Sulla triste storia di Camille, sorella del poeta Paul Claudel ed allieva-amante dello scultore Rodin, ultimamente si è scritto molto. Dagli scritti e dalla vicenda biografica sono strati tratti un film (con Isabelle Adjani) ed alcune pièces teatrali. Il personaggio, indubbiamente affascinante ed emblematico, sceglie la virile arte della scultura quando scolpire la pietra non sembrava attività adatta alle signorine, intente piuttosto a ricamare e a dipingere delicati acquarelli. L’amore di Camille per il grande Rodin, durato dieci anni, fu vissuto in modo conflittuale poiché l’originale forza creativa andava in lei di pari passo con l’impeto amoroso, fatto alla lunga non gradito a Rodin che l’avrebbe preferita sottomessa discepola adorante. Conflittuale fu anche il rapporto con l’amato fratello Paul, gloria della letteratura francese, timoroso che le bizzarrie della sorella potessero offuscare la sua fama di grande poeta cattolico. Presto fu internata in un manicomio in cui sopravvisse per trent’anni in una lenta soffocazione affettiva. Aveva saputo scolpire la pietra ma non scalfire l’immateriale cardine del mondo maschile.
Giorgio Belledi


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