Giovanni Cavazzon
Sorelle mie - P.P.S Editrice – Parma, 1995

IDITH

È il giorno quasi
Ancora pochi desolati cubiti
Eccoli
i minareti di Zoar

Idith è assorta
in quella fuga tumultuaria
Stretta una ghianda in pugno
inciampica nel grembiule
Trema
Rabbrividisce
La inquieta la luce
che si slarga lugubre
Tutto il silenzio
Rallenta
Inspira
Guarda le esauste vesti
delle figlie
La gonfia nuca di Lot
A gli uomini

A gli uomini Jahve comunica

A gli uomini l’enigma

La parola di sale




IDITH (moglie di Lot) – Narra la Bibbia che, quando Dio scatenò la sua ira su Sodoma e Gomorra, fu data al pio Lot la possibilità di fuggire con la moglie e le due figlie, senza però voltarsi indietro, dalla terribile pioggia di fuoco che poi s’abbatté sulle due peccaminose città. Ma Idith, trasgredendo la volontà del Signore “si volse a guardare” e, nell’attimo, si trasformò in una statua di sale. Curiosità punita? Rimanerci di sale, appunto. Un po’ forte come castigo per un peccato di curiosità! Qualcuno ha suggerito che la pioggia di fuoco fosse di origine nucleare e quindi Idith, volgendosi, fosse stata colpita dall’effetto fall out. Si può anche immaginare una Idith legata ancora ai riti matriarcali, al pari di altre donne del suo tempo, che voglia leggere nel volto del Dio Padre la parola che solo agli uomini è rivelata e, per quest’atto considerato empio, divenga essa stessa un’astrazione da decifrare.
Giorgio Belledi


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