Giovanni Cavazzon
Sorelle mie - P.P.S Editrice – Parma, 1995

GIULIA

A Ventotene
l’esilio di Giulia
A quella “…bella e dissoluta…”
tanto si sentenziò

Là le fragranze
di zuccherine nivee olioverzure,
salsedinosi scrosci,
atrabili venti
d’un senilire languido
lungo gli annoiamenti

Là una concitazione
lepida e furibonda
e l’angoscia con gli anni
allo stadio di dogma

Tramontarono sabbie dove il sole
s’incunea nei sepolcri
e furono le notti
stranite di sicari,
àtave di questa… Così scipitamente
ndràngheta




GIULIA (39 a.C. - 14 d.C)
Figlia dell’imperatore Augusto, divenne sposa a quattordici anni del cugino Marcello, designato alla successione dell’impero romano. Giulia restò vedova dopo due anni e per le stesse motivazioni politiche dovette sposare Agrippa. A ventisette anni, dopo varie gravidanze, rimase di nuovo vedova e stavolta dovette sposare Tiberio che a malincuore aveva dovuto separarsi dall’amata moglie Vespasiana. Tiberio, in Giulia trovò un temperamento impossibile: per sensualità, smania di godimenti, di potenza e smisurato orgoglio. La vita libertina condotta da Giulia fu motivo di scandalo a Roma. Tiberio divorziò e Augusto fu costretto a confinare la figlia su un’isola deserta, l’odierna Ventotene, utilizzata molti secoli dopo per uno scopo simile. Alla morte del padre, privata dei suoi assegni dall’ex-marito Tiberio, morì dopo poche settimane. Giorgio Belledi


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