Giovanni Cavazzon
Arte Sacra

E’ un volto umano, non divino.
E’ il volto di ogni uomo, capace di comunicare se stesso con lo sguardo.
Lo sguardo è sereno, composto e consapevole, così come lo sono il volto ed il gesto. Serenità, compostezza e consapevolezza assolute. Così assolute da essere divine, non umane.
Perché chi mi guarda non è un uomo, ma quel figlio di Dio che sta per compiere il suo grande gesto.
Il figlio di Dio guarda verso il Cielo. Allora com’è che io posso incrociare quello sguardo? Sono forse Dio? No. Tuttavia sono figlia di Dio. E’ per quel fiato divino che mi dà vita e che è in me, che quel figlio di Dio incrocia il suo sguardo con il mio. Proprio mentre guarda verso il Cielo. E’ per quel fiato divino che mi rende parte attiva del Cielo.
E chi sono quegli altri dodici uomini? L’uno attento al gesto sublime del figlio di Dio, l’altro attento a spostare il bicchiere prima che un moto inconsapevole lo faccia cadere. Due scambiano idee, uno raccoglie qualcosa, l’altro comprende l’orrore del tradimento.
Ma è sempre lo stesso uomo.
O sono sempre io? Io che nella mia umana mutevolezza sono ora Giuda, ora Pietro, ora Giovanni, ora Tommaso? Io che nella verità, di fronte a Dio e di fronte agli uomini non mi posso nascondere dietro alcun velo?
Luci ed ombre mi inquietano.
Lo sguardo del figlio di Dio mi riabbraccia: la sua serenità, compostezza e consapevolezza mi confortano e mi rassicurano.
Anna Pascolo




L’Ultima Cena
pirografia su tavola di pioppo, cm.200x100 (2000)
collezione privata


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