Giovanni Cavazzon
Testi critici


VANJA STRUKELJ
dalla prefazione di "Sorelle mie"

Il punto di tangenza tra pittura e poesia nasce dalla possibilità di evocare un se pur lontano e simbolico "ritratto", di portare in superficie un frammento di identificazione destinato a slabbrarsi nel vuoto del foglio bianco. Le "parole" dell'immagine sono carpite dal vocabolario della storia e si trasformano in un fluire della linea di cadenze Art Nouveau; Cenerentola cita "Il ragazzo morso da un ramarro", la canoviana Giulia espone l'esasperato turgore delle labbra, Cleopatra e Lucrezia trovano nel contrasto tra l'illusionismo fotografico del volto e il decorativismo piatto dell'acconciatura evocazioni klimtiane, mediate attraverso la messa in scena dei manifesti di Mucha, altrove la grafia sembra rimandare a memorie dureriane. L'impaginazione tuttavia di questi brani da ricomporre resta costantemente improntata alla ricerca di una evidenziazione di alcuni elementi significanti (la bocca, le mani, il volto), che conquistano l'attenzione dello spettatore attraverso la loro centralità, il loro risalto plastico, a volte l'esibizione di una sensualità rimarcata, ma sono destinati poi a subire un processo di metamorfosi, a perdere la loro fisicità per trasformarsi in materia altra, per divenire semplici ombre, per scomparire. E il disegno segue così la poesia nella segreta alchimia delle parole.


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